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Samurai Frog Golf

Una rana samurai in pensione, che non desidera altro che essere lasciata in pace e trascorrere gli ultimi anni della sua vita sul campo da golf, si ritrova suo malgrado a proteggere un piccolo di tartaruga da una banda di uccelli poco raccomandabili. Costretta a sguainare ancora una volta la sua mazza da golf (!), rischia di infrangere il suo voto di non spargere più sangue. Questo accede in soli 4 minuti densi di epicità nipponica, in un mondo in cui gli esseri umani potrebbero essere solo un pallido ricordo e gli animali hanno dato vita ad una società feudale sulle orme di quella del Giappone. In questo mondo il golf è più di un gioco, è una filosofia e uno stile di vita che scandisce con le sue 18 buche la vita dei singoli.

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A timone del progetto c’è Brent Forrest, un giovane animatore canadese che dopo essersi fatto le ossa a Toronto, si è spostato in Giappone per inseguire il suo sogno. Passati i primi anni nella terra del Sol Levante cambiando committente, trova il suo posto all’interno dei famosi Marza Studios. Da una sua intervista si capisce che dopo un primo periodo di assestamento, in parte per merito e in parte per una fortunata congiunzione astrale, convince i vertici della casa di produzione a investire nel suo progetto personale: Samurai Frog Golf.

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Rimaneggiato e corretto, dagli iniziali 8 minuti il cortometraggio si è contratto agli attuali 4 minuti di durata, occupando 4 mesi intensissimi di lavorazione per una squadra di 35 persone. Il risultato ha esordito ad agosto di quest’anno al SIGGRAPH, uno dei maggiori festival al mondo dedicati alla computer grafica e alle tecnologie digitali e già questo è stato un traguardo notevole.

Samurai Frog Golf, dallo stile grafico accattivante e innovativo, non inventa nulla dal punto di vista della trama, ma questo non ne costituisce un difetto ma il punto di forza, in quanto miscelando il classico chambra storico e la dinamicissima tradizione di anime contemporanea, sfrutta un universo di riferimento già noto che arricchisce l’aspetto puramente visivo con una serie di dettagli già noti ai più.

Il character design invece si discosta dal classico, gli animali antropomorfi lasciano il passo ad una variazione e adattando la naturale animalità delle singole specie ai cliché del genere. Anche se qui godiamo di un piccolo campionario, si percepisce chiaramente quale vuole essere la direzione, che solo per ambientazione rimanda ai fumetti americani di Usagi Jojimbo di Stan Sakai, che invece è tradizionalmente legato all’universo delle Tartarughe Ninja di Kevin Eastman e Peter Laird.

La brevità dell’opera non permette di approfondire molti aspetti della vita passata del protagonista, eppure la fisicità e la ricchezza di dettagli che lo caratterizzano, illustrano senza bisogno di raccontarlo esplicitamente una storia personale travagliata e dolorosa, intrisa di sangue e combattimenti all’ultimo sangue.

L’epilogo finale, motore di tutta la vicenda, apre le porte ad un interpretazione che riporta alla memoria il classico del fumetto giapponese gekiga Lone Wolf and Cub magistralmente scritto da Kazuo Koike e magnificamente disegnato da Gōseki Kojima, che venne adattato per il cinema negli anni Settanta in sei lungometraggi rimasti celebri per l’elevata quantità di spargimenti di sangue.
A differenza dell’antesignano, Samurai Frog Golf, risulta meno sanguigno, mirando ad un target più giovane, ma non tradisce la spettacolarità nelle scene di combattimento che sono fluide, ben orchestrate e spettacolari, capaci di sfruttare tutte le risorse fornite dalla tecnica di animazione impiegata.

Dalle parole di Brent Forrest, è chiaro che questo potrebbe essere solo l’inizio di un avventura che dovrebbe dipanarsi lungo tutte le 18 buche del campo di golf, metafora scelta per rappresentare le difficoltà e la filosofia che sottende a questo mondo animale.

Samurai Frog Golf
di Brent Forrest
Japan, 2022 – 4′

Quattro minuti di pura epicità nipponica prodotta dal Marza Animation Planet, studio di produzione devoto all’animazione in CGI con base a Tokyo, attivo nella realizzazione di lungometraggi animati e cutscene per videogame. Nel suo curriculum troviamo Lupin III: The First, la serie di Sonic the Hedgehog e la recente miniserie per Netflix, ONI. La leggenda del dio del tuono, realizzato in concerto con altri studi di animazione sotto la guida di Tonko House, studio nominato agli Academy Award per il corto animato The Dam Keeper.

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