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La Cappella Underground presenta Cinema ai Fabbri

Varda par Agnès

di Agnès Varda,
Francia, 2019, 115′
versione originale s/t italiano

In collaborazione con
Cineteca di Bologna. Il Cinema Ritrovato al Cinema
Alliance Française di Trieste

«Nel 1994, in coincidenza con una retrospettiva alla Cinémathèque française, ho pubblicato un libro intitolato “Varda par Agnès”. Venticinque anni dopo, lo stesso titolo viene dato al mio film fatto di immagini in movimento e di parole. Il progetto è lo stesso: fornire le chiavi della mia opera. Il film si divide in due parti, una per secolo. Il 20simo secolo va dal mio primo lungometraggio “La Pointe courte” nel 1954 all’ultimo del 1996, “Cento e una notte”. Nel mezzo ho girato documentari, film, sia lunghi che brevi. La seconda parte inizia nel 21esimo secolo, quando le piccole cineprese digitali hanno cambiato il mio approccio al documentario, da “Les Glaneurs et la glaneuse” nel 2000 a “Visages, Villages” diretto con JR nel 2017». (Agnès Varda)

«Nel 1994, in coincidenza con una retrospettiva alla Cinémathèque française, ho pubblicato un libro intitolato “Varda par Agnès”. Venticinque anni dopo, lo stesso titolo viene dato al mio film fatto di immagini in movimento e di parole. Il progetto è lo stesso: fornire le chiavi della mia opera. Il film si divide in due parti, una per secolo. Il Ventesimo secolo va dal mio primo lungometraggio “La Pointe courte” nel 1954 all’ultimo del 1996, “Cento e una notte”. Nel mezzo ho girato documentari, film, sia lunghi che brevi. La seconda parte inizia nel Ventunesimo secolo, quando le piccole cineprese digitali hanno cambiato il mio approccio al documentario, da “Les Glaneurs et la glaneuse” nel 2000 a “Visages, Villages” diretto con JR nel 2017. Ma in quel periodo ho creato soprattutto installazioni d’arte, i “Triptyques atypiques”, le “Cabanes de Cinéma”, e ho continuato a fare documentari, come “Les Plages d’Agnès”. Tra le due parti c’è un piccolo promemoria della mia prima vita di fotografa. […] Potremmo chiamarla ‘lezione magistrale’, ma non mi sento una maestra e non ho mai insegnato. Non mi piace l’idea. Non volevo farne una cosa noiosa. Così si svolge in un teatro pieno di gente, o in un giardino, e cerco di essere me stessa e di trasmettere l’energia o l’intenzione o il sentimento che voglio condividere. È quello che chiamo ‘cinescrittura’, in cui le scelte partecipano a qualcosa che si chiama ‘stile’». (Agnès Varda)

Una voce unica nel coro nouvelle vague, prima regista donna a ricevere un Oscar alla carriera. Nata fotografa, Varda per oltre settant’anni ha girato film con lo stesso contagioso piacere, senza distinzioni tra generi, formati, durate, fiction o verité. Un cinema in prima persona, singolare, fatto di luoghi, di strade, di attese, lo sguardo che si fa all’occorrenza femminista e sociale, senza perdere in libertà poetica. Una grande signora del cinema che negli anni ha portato sullo schermo i volti, le vite, i pensieri di tante altre donne, sempre ascoltando la loro ‘voce’ e la propria volontà di autrice, senza cedimenti a nessun vincolo esterno.

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