La Cappella Underground presenta Cinema ai Fabbri
Ghost Dog – Il codice del samurai
Ghost Dog: The Way of the Samurai
di Jim Jarmusch
con Forest Whitaker, John Tormey, Cliff Gorman, Isaach De Bankolé, Tricia Vessey
Francia, Germania, Usa, 1999, 116’
Versione originale s/t italiano | in collaborazione con CG Entertainment
e Cinema Beltrade – Barz and Hippo
Ghost Dog è un killer afroamericano che vive seguendo le regole di un antico codice samurai e lavora come sicario a servizio di Louie, un mafioso che anni prima lo salvò dall’aggressione di un gruppo di fanatici. Per una serie di disguidi, un incarico non arriva a termine e Ghost Dog diventa il bersaglio in una caccia all’uomo ordinata dal boss Vargo, con obiettivo finale forse lo stesso Louie. In ossequio al codice, per Ghost Dog salvare Louie diventa il primo dovere.
Jarmusch, padre indiscusso della rinascita del cinema indipendente americano e autore di opere indimenticabili come “Daunbailò”, “Dead Man”, “Taxisti di notte”, “Coffee & Cigarettes”, “Broken Flowers”, “Solo gli amanti sopravvivono”, con “Ghost Dog” si allontana dal minimalismo degli esordi per raggiungere un pubblico vastissimo, dando vita a uno dei personaggi-iconici più amati del cinema contemporaneo: il solitario e fedele killer/samurai, interpretato da un superbo Forest Whitaker.
La poesia evocata dall’Hagakure, il libro del XVIII secolo definito appunto codice del Samurai, trasporta questo thriller atipico in un’atmosfera senza tempo, in uno sfondo rarefatto e magico sul quale risaltano le relazioni di potere tra i personaggi, rimettendo in questione la dicotomia tra violenza e principio morale, tra anarchia e regola, tra miseria ed eroismo. Nel suo essere leale fino a estreme conseguenze, il protagonista ci conduce magneticamente in un film che è nello stesso tempo d’azione, divertente e filosofico. L’originalità di Jarmush è tale da restituirci un’opera dai molti strati, un film d’azione denso di simboli e significati tessuti in una trama apparentemente semplice, benché piena di elementi bizzarri, visionari e affascinanti.
Jarmush guarda al “Frank Costello faccia d’angelo” (“Le samurai”) di Jean-Pierre Melville del 1967, cita “Rashomon” e riesce a far incontrare e coesistere nel suo film più generi: il thriller, il noir, il western e la commedia. Presentato nel 1999 in concorso al 52° Festival di Cannes, “Ghost Dog” è diventato negli anni un film di culto anche grazie anche all’indimenticabile colonna sonora hip hop a firma di RZA, leader newyorkese del Wu-Tang Clan.