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Piccolo Festival dell’Animazione 2013. I titoli della tappa di Trieste!

Fibonacci Bread

(tr.int. Fibonaccijev kruh) Danijel Žeželj (Petikat / Zagreb film)
Croazia, 2012, 35mm, 7:40

Realizzato con la tecnica grafico-pittorica inconfondibile di Danijel Žeželj, il film racconta una storia dal soggetto semplice: un panettiere parte con il suo carretto e vende focacce nella zona suburbana di una metropoli; si ferma, apre un libro dove è disegnato il guscio di una chiocciola, come rappresentazione del teorema di Fibonacci. La forma è quella della focaccia si sovrappongono in un turbinio di pensieri. Danijel Žeželj, graphic novelist, illustratore e animatore è nato a Zagabria ed è il fondatore dello studio Petikat. Vive e lavora a Brooklyn.



It’s Such a Beautiful Day

Don Hertzfeldt (Bitter Films)
USA, 2011/12, Bluray, 23:00

Il film è l’episodio parte di una trilogia con Everything Will Be OK, I Am So Proud of You (2008/09) che hanno per protagonista lo stesso personaggio di nome Bill. Nel film Bill racconta in prima persona una sua giornata dove le immagini che vediamo sono le proiezioni dei suoi pensieri, delle sue azioni, dei gesti quotidiani di una persona con disturbi cognitivi. E questa particolarità è resa magistralmente attraverso il disegno, le immagini fotografiche. La struttura narrativa e filmica gli hanno valso premi prestigiosi. È proiettato per la prima volta in Italia. Il regista e animatore Don Hertzfeldt, è nato nel 1976, vive ad Austin in Texas, in una recensione apparsa in The Guardian, è segnalato come una dei più affascinanti e originali registi americani contemporanei.


My Name Is Boffer Bings

László Csáki (Hipocaloric Group/Umbrella)
Ungheria, 2012, 35mm, 19:50

László Csáki è nato nel 1977 a Mosonmagyaróvár in Ungheria e lavora al MOME, la Moholy-Nagy University of Art and Design di Budapest. Il film è realizzato con la tecnica particolare del disegno con gesso e racconta una storia molto articolata, basata sul racconto breve di Ambroise Bierce. Un thriller metropolitano, con personaggi fortemente caratterizzati che il disegno a gesso stilizza anche nei minimi particolari.




Sneh (tr.int. Snow)

Ivana Šebestová (Feel Me Film / Les trois ours)
Slovacchia/Francia, 2013, HD, 18:20

I temi esplorati da Ivana Šebestová, sono molto legati ad un mondo femminile, come in questo film, dove la protagonista, in un disperato bisogno d’amore, se ne inventa uno immaginario che alla fine si risolve in un vero e proprio romanzo epistolare. Le immagini sono molto raffinate e la regista e animatrice, esperta di cell animation, ricrea paesaggi, luoghi, invenzioni esotiche di un presunto fidanzato perduto nell’Estremo Oriente. Per la realizzazione di questo film Ivana Šebestová si è avvalsa di un team di animatori, e di produttori, sceneggiatori, tra cui, Ivana Laucˇíková, Michal Struss, Katarína Molákova, personalità artistiche di tutto rispetto.


Rocks in my Pockets Linda

Signe Baumane
USA, 2013, HD, 3:03

Signe Baumane, autrice lettone, si è diplomata in Filosofia presso la Moscow State University, ha realizzato 3 cortometraggi prima di trasferirsi, nel 1995, a Brooklyn, (New York), dove vive. Ha poi realizzato più di 12 cortometraggi che hanno ottenuto numerosi premi. Per questo suo primo lungometraggio parte dall’idea tecnica di creare una scenografia di cartapesta su cui poi inserire i disegni animati in 2D. Rocks in my Pockets sviluppa in diversi episodi la storia dello stato di depressione della protagonista e della sua famiglia con uno stile ironico, a volte anche sarcastico.




Tito on Ice

Max Andersson, Helena Ahonen
Svezia, Germania, 2012, col., 76′, versione originale s/t italiano

Per promuovere il loro libro “Bosnian Flat Dog”, il creatore di fumetti svedese Max Andersson e Lars Sjunnesson vanno in tour nei paesi dell’ex-Yugoslavia con un mummificato Maresciallo Tito nel refrigeratore.
Mixando animazione stop-motion e scene documentarie, il film si trasforma in una gita sulle montagne russe attraverso un universo parallelo dove tutti i confini si sono disintegrati, con toni allo stesso tempo tragici, poetici e da morire dal ridere.
«Oggigiorno gli artisti e specialmente i creatori di fumetti, non sono più così indissolubilmente legati al loro paese di provenienza. Possono vivere in una nazione e pubblicare in un’altra; questo è ordinaria amministrazione. Ma non è sempre stato così. Per esempio: io vivo in Serbia ed ho iniziato a pubblicare negli USA le mie storie nei primi anni ‘90, in era pre internet. A quell’epoca era una cosa eccezionale, visto anche quello che stava succedendo nella mia (vecchia) patria, la Yugoslavia, che si stava disgregando tragicamente… Il mio editore americano, la Fantagraphics Books, pubblicava allora solo un altro autore di fumetti europeo che era Max Andersson.
Le sue erano fantasie angosciose dal mondo moderno, probabilmente non meno inquietanti delle mie ‘cronache’ dalla realtà quotidiana dei Balcani. Eppure noi due, insieme al nostro editore americano, provavamo ad evadere da una realtà per entrare in un’altra, e a diminuire le distanze che ancora dividono le diverse culture. Dalle nostre Nazioni ancora guardiamo agli altri come entità distanti, ma forse viviamo tutti in un manicomio di tipo leggermente diverso. In seguito negli anni 2000 Andersson ha intrapreso un viaggio, insieme a Lars Sjunesson (n.d.r. sceneggiatore di fumetti svedese), nei paesi dell’ex-Yugo, avendo come compagno di viaggio, il manichino del corpo putrescente dell’ultimo presidente yugoslavo Josip Broz Tito. Loro meta erano questi posti che, per la maggior parte, stavano ancora cercando di riprendersi dagli eventi drammatici accaduti pochi anni prima. Max e Helena hanno filmato alcuni dei luoghi importanti per la cultura underground balcanica, cercando di catturare lo humor nero delle persone incontrate. Tito On Ice è nato così, una combinazione di documentario e animazione, fatti reali e fiction. Umorismo assurdo e arte indipendente dell’Europa del Sud, vista da occhi e menti non così diverse, dell’Europa del Nord.
La colonna sonora di questo film si avvale di musica new wave yugoslava degli anni ‘80 e anche di musica più recente di gruppi della stessa area. Il risultato finale è un miscuglio urlante di molte idee e stili diversi un poco buffe, un poco dark.»
Aleksandar Zograf

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