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Michael Haneke: Lo spazio bianco

Lorenzo Rossi
Michael Haneke: Lo spazio bianco
(Mimesis, pg.183)

Occuparsi di Haneke oggi significa quindi tenere in considerazione il lavoro di un autore che come pochi altri sa estrarre dalla contemporaneità gli stigmi e i nodi di forte impatto e che maggiormente scaldano i cuori e le coscienze dei cittadini europei. Fenomeni che da almeno tre decenni sono al centro dei dibattiti socioculturali in seno all’Europa e al mondo occidentale e rispondono a istanze profondamente divisive e polarizzanti. Temi caldissimi e irrisolti che coinvolgono l’origine culturale condivisa degli abitanti del vecchio continente e mettono in evidenza come all’interno di questo contesto agisca un sentimento di rimozione collettiva. Il cinema di Haneke è dunque una specie di porta d’accesso alle pagine della nostra Storia recente, come l’epoca dell’adesione ai totalitarismi o la messa in atto delle strategie coloniali, ma anche la definizione delle odierne politiche migratorie. Un complesso di segmenti storici che consente di approfondire, ragionare e allo stesso tempo osservare con uno sguardo mediato, le insicurezze e le fragilità di un mondo contemporaneo sempre più frastagliato e difficile da capire.

Non si potrebbe scegliere estratto migliore per introdurre questo bel volume di Lorenzo Rossi dedicato al cinema di Haneke, regista austriaco dalla produzione tutto sommato contenuta (ha esordito a 47 anni nel 1989) ma vasta e dettagliata per i temi via via affrontati. Un vero detective dei limiti, con pochi eguali nella cinematografia attuale, che ha saputo mostrare attraverso narrazioni di impianto psicanalitico l’opaco che spesso divide le cose in maniera incerta lasciando le esistenze a metà o senza margine di redenzione. Al consueto procedere nella disamina partendo dagli esordi e risalendo fino alle ultime produzioni, l’autore del volume ha preferito una scansione tematica, concentrandosi solo su alcuni film. Una scelta decisamente appropriata per la trattazione di un artista non facile come Haneke in sede di decodifica. Nell’ordine: Funny Games (la violenza e la sua rappresentazione”, Benny’s Video (la famiglia come cellula base e luogo dell’intimità ma anche il suo rovescio: luogo di chiusura, nevrosi, impermeabile all’esterno), Happy End (politiche migratorie e muta frana del fallimento sociale e individuale), Nastro bianco e Niente da nascondere (la storia con la S maiuscola e il tema del passato che non se ne è mai davvero andato via).
Disponibile al prestito in Mediateca assieme ai film del regista che hanno goduto di un’edizione italiana in dvd.

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