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R-Esistere. Il cinema iraniano contemporaneo

Sentieri Underground #68
R-Esistere
Il cinema iraniano contemporaneo

La recente Palma d’oro del 78° Festival di Cannes, assegnata allo straordinario It Was Just an Accident di Jafar Panahi ci offre un’occasione ghiottissima per spalancare nuovamente le porte del cinema iraniano, alla (ri)scoperta di una filmografia tra le più premiate nei festival di tutto il mondo. È un vero e proprio cinema di resistenza, quello iraniano, capace di muoversi fuori e soprattutto contro le maglie strettissime di un regime apertamente ostile ai cineasti migliori di generazione irripetibile, autori per i quali il gesto di “fare cinema” è diventato una necessità umana, politica e sociale, da perseguire nonostante tutto, anche mettendo a repentaglio la propria incolumità. Sono ormai note le tristi vicende che accomunano i nomi più importanti del cinema iraniano contemporaneo, dalle numerose incarcerazioni e vessazioni subite da Jafar Panahi nel corso degli ultimi quindici anni (incluso il divieto formale di uscire dal paese o di girare ulteriori film – revocato appena nel 2023 – cosa che non gli ha impedito di trovare espedienti geniali per filmare clandestinamente e continuare ad attaccare il regime con le sue immagini), ai più recenti arresti di autori come Mohammad Rasoulof o Saeed Roustaee.

Ma se Panahi – che con questa Palma d’oro diventa il quarto autore nella storia ad essere riuscito nell’impresa di conquistare i tre premi principali nei festival di Berlino, Cannes e Venezia (assieme a Clouzot, Antonioni e Altman) e solamente il secondo dopo Antonioni ad aver vinto anche il Pardo d’oro a Locarno – è sicuramente il nome più importante e ricorrente di questo percorso, merito è anche della visione e del talento del maestro della generazione precedente, Abbas Kiarostami, il cui profondo umanesimo sarà di grande ispirazione per la nouvelle vague iraniana che proprio in quegli anni si stava formando. I consigli di questo mese partono proprio da qui, da quella Palma d’oro assegnata nel 1997 al suo capolavoro Il sapore della ciliegia, un riconoscimento capace di celebrare insieme un autore e la straordinaria vivacità di un intero movimento, per poi spalancarsi anche ai grandi nomi di Mohsen Makhmalbaf e Asghar Farhadi o a quelli un po’ meno in vista di Bahman Ghobadi e Majid Majidi, ai talenti di Shirin Neshat e Vahid Jalilvand, fino alle sorprendenti incursioni nel genere di Babak Anvari. In queste immagini, l’urgenza e lo slancio della resistenza si sposano spesso con la disamina di questioni morali umanissime, sviscerate con una potenza che pochissimi altri autori e autrici al mondo hanno saputo perseguire.

Premiati

Il sapore della ciliegia di Abbas Kiarostami, 1997 → L0187
Nella periferia di Tehran, un uomo di mezza età vuole suicidarsi e cerca qualcuno che si offra di seppellirlo dopo la sua scomparsa. Vincitore della Palma d’oro al 50° Festival di Cannes.

Taxi Teheran di Jafar Panahi, 2015 → D3115
Un taxi attraversa le strade di Teheran in un giorno qualsiasi. Passeggeri di diversa estrazione sociale salgono e scendono dalla vettura. Alla guida non c’è un conducente qualsiasi ma Jafar Panahi stesso impegnato a girare un altro film ‘proibito’. Vincitore dell’Orso d’oro al 65° Festival di Berlino.

Il cliente di Asghar Farhadi, 2016 → D3218
Emad e Rana, una giovane coppia di attori di Teheran, è costretta a lasciare la propria casa. Un amico li aiuta a trovare una nuova sistemazione: qui però avviene un incidente destinato a sconvolgere la loro vita. Vincitore del Prix du scénario e del Prix d’interprétation masculine al 69° Festival di Cannes e vincitore dell’Oscar per il miglior film straniero.

Tre volti di Jafar Panahi, 2018 → D3548
Una famosa attrice iraniana riceve una richiesta d’aiuto da una ragazza oppressa dalla famiglia conservatrice. In compagnia di un regista, parte per il villaggio della giovane, sulle remote montagne del nordovest. Vincitore del Prix du scénario al 71° Festival di Cannes.

Il male non esiste di Mohammad Rasoulof, 2020 → D4814
Quattro storie ambientate nell’Iran contemporaneo sul tema della pena di morte. Vincitore dell’Orso d’oro al 70° Festival di Berlino.

Un eroe di Asghar Farhadi, 2021 → D4528
Rahim è in prigione a causa di un debito che non è riuscito a ripagare. Approfittando di un permesso di due giorni, cerca di convincere il suo creditore a ritirare la denuncia per una parte della somma dovuta. Ma le cose non vanno secondo i piani… Vincitore del Grand Prix Speciale della Giuria al 74° Festival di Cannes.

Gli orsi non esistono di Jafar Panahi, 2022 → D4535
Il regista Panahi si trova in un villaggio dell’Iran al confine con la Turchia. Qui si imbatte in una coppia di amanti che cerca di scappare dal paese. Per aiutarli nell’intento, il regista produce un finto film, in modo che i due ottengano dei passaporti francesi falsi. Vincitore del premio speciale della giuria al 79° Festival di Venezia.

Donne

Il cerchio di Jafar Panahi, 2000 → D4691
Nelle strade di Teheran, si incrociano le vite di donne con storie diverse ma dal destino comune. Una ragazza ha appena partorito una bambina, tre detenute compiono gesti disperati, e una giovane disperata implora un biglietto per lasciare la città. Vincitore del Leone d’oro al 57° Festival di Venezia.

Viaggio a Kandahar di Mohsen Makhmalbaf, 2001 → P0958
Nafas, giornalista afgana riuscita a trasferirsi in Canada nel momento in cui i talebani prendevano il potere, torna nella terra natìa per salvare la sorella, che ha deciso di suicidarsi.

Alle cinque della sera di Samira Makhmalbaf, 2003 → P3154
In Afghanistan, la giovane Nogreh finge di andare a pregare, ma in realtà si reca a una scuola per donne, nonostante il disappunto del padre che pretende che la donna si attenga alla tradizione.

About Elly di Asghar Farhadi, 2009 → D3485
Un gruppo di amici ritrovatosi da poco a Teheran decide di passare assieme il fine settimana al mare. Sepideh invita Elly, l’insegnante di sua figlia, per poterla presentare ad Ahmad, un amico tornato dalla Germania per un paio di giorni. L’uomo desidera parlare con la giovane ma una tragedia impedisce che i due si avvicinino.

Donne senza uomini di Shirin Neshat, 2009 → D0755
La vita di quattro donne nella Teheran del 1953, scossa dal colpo di stato dello shah Mohammed Reza Pahlavi, avvenuto con il supporto dell’intelligence americana, che avrebbe segnato la fine della democrazia. In un giardino di orchidee, le quattro donne capiranno il valore dell’amicizia e del conforto.

Under the Shadow di Babak Anvari, 2016 → D3809
Durante i conflitti post-rivoluzionari nel 1980 a Teheran, una mamma deve badare alla figlia. La situazione peggiora quando il marito viene inviato nella zona di combattimento e gli inquilini del palazzo se ne vanno per paura delle bombe. Una volta rimaste sole, la madre diventa via via convinta della presenza di un essere maligno.

Tatami di Guy Nattiv e Zar Amir Ebrahimi, 2023 → D4990
Leila è una judoka iraniana allenata da Maryam, con il sogno di vincere la medaglia d’oro ai campionati mondiali di judo, ma le autorità dell’Iran ordinano a Leila di fingere di aver subito un infortunio e di ritirarsi dalla gara contro un’atleta israeliana.

Un certo sguardo

Piccoli ladri di Marzieh Meshkini, 2004 → D4690
Due fratellini afghani, la cui madre è in prigione, si trovano improvvisamente senza un tetto. L’unico modo di sopravvivere alla durezza della vita di strada è di finire in carcere, e la coppia, ispirata da un film, organizza un furto.

L’isola di ferro di Mohammad Rasoulof, 2005 → D3373
Una povera comunità del golfo Persico decide di stabilirsi a bordo di una vecchia petroliera abbandonata.

I gatti persiani di Bahman Ghobadi, 2009 → D0803
Un uomo e una donna decidono di formare una band e vanno alla ricerca di altri musicisti nel mondo underground di Teheran.

My Tehran for Sale di Granaz Moussavi, 2009 → D4991
Marzieh è una giovane attrice che vive a Tehran e che soffre la censura e la persecuzione del regime. Ad una feste segreta incontra Saman, un iraniano che ha acquisito la cittadinanza australiana e si offre per aiutarla a fuggire.

Il dubbio. Un caso di coscienza di Vahid Jalilvand, 2017 → D4992
Kaveh Nariman, medico forense, resta coinvolto in un incidente stradale e insiste affinché un bambino di otto anni leggermente ferito venga portato in ospedale. Due giorni dopo, sul tavolo delle autopsie giunge un corpo familiare.

Figli del sole di Majid Majidi, 2020 → D4461
Alcuni ragazzini vengono assunti da un criminale pericoloso per lavorare nel sottobosco di Teheran, e scavare un tunnel che porta a un tesoro.

Kafka a Teheran di Ali Asgari e Alireza Khatami, 2023 → D4993
Nove episodi di vita quotidiana a Teheran.

Fumetto

Persepolis di Marjane Satrapi → FUM0041/GJ001

Succede spesso che un Graphic Novel prenda la forma di racconto autobiografico, ma con buona pace di tutti gli autori italiani e stranieri, non succede altrettanto spesso che quello che ne esce sia anche interessante. Non è il caso di questo pienamente riuscito lavoro della Satrapi, uscito nel 2004, ma che porta l’autrice alla ribalta con la sua traduzione in film animato solo nel 2007.
Da qui il riconoscimento globale e il lancio della sua carriera su più fronti.
Seguendo la lezione di un collega già inserito nell’ambiente, David B., Persepolis è un racconto intimo di crescita ed emancipazione femminile, ambientato in un contesto assolutamente non progressista, l’Iran degli anni Ottanta. Una giovane adolescente che viene spedita all’estero dalla sua famiglia per evitarle il regime oppressivo è uno splendido attacco. Ma per noi europei è l’occasione di affrontare uno sguardo centripeto, che dal centro del mondo di una ragazzina (la sua famiglie), si spinge oltre l’orizzonte (anche culturale) ed oltre i confini geografici alla ricerca della realizzazione personale e della propria identità.
Il fervore punk europeo incontra ancora una volta il fumetto per raccontarci il presente. Le tavole in bianco e nero ed il tratto essenziale portano ad emergere aspetti dell’underground che forse non ci saremmo aspettati di accomunare all’Iran. Ma anche questo ci ricorda che non si può fare di tutta l’erba un fascio e che il nostro sguardo è troppo spesso annebbiato da preconcetti fuorvianti. Imprescindibile, affascinante e immediato.

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