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Programmazione dell’Ariston dal 04 al 10 settembre 2025

Warfare - Tempo di guerra

di Alex Garland, Ray Mendoza
USA, GB, 2024, 96’
con Joseph Quinn, Kit Connor, Will Poulter, Cosmo Jarvis, Noah Centineo

versione originale in inglese s/t italiano

Promozione Cinema Revolution
Ingresso unico 3,50€

Tratto da una storia vera, Warfare – Tempo di guerra è un’immersione nella sconvolgente realtà dei conflitti moderni. Scritto e diretto da Alex Garland (Civil War, Ex Machina) con Ray Mendoza (consulente militare per Civil War, Jurassic World), questo film di azione pura è stato realizzato sulla base dei ricordi, delle testimonianze e delle esperienze vissute sul campo da un gruppo di uomini dei corpi speciali della marina americana, i Navy SEAL – tra cui lo stesso Mendoza – che hanno partecipato a una missione ad alto rischio a Ramadi, in Iraq, nel 2006. Non solo un film di guerra, ma un film nella guerra: immersivo, viscerale, coinvolgente, una rivisitazione intensa e innovativa del genere, che non fa sconti allo spettatore regalandogli un’esperienza cinematografica totale, con un cast che riunisce alcuni fra i più interessanti giovani talenti di Hollywood, tra cui Joseph Quinn (Stranger Things), Kit Connor (Heartstopper), Will Poulter (The Revenant) e Michael Gandolfini (I molti santi del New Jersey).

Casa in fiamme

di Dani de la Orden
Spagna, 2024, 105’
con Emma Vilarasau, Enric Auquer, Maria Rodríguez Soto, Alberto San Juan, Clara Segura, Macarena García, José Pérez-Ocaña

versione originale in catalano, spagnolo 
s/t italiano

Promozione Cinema Revolution
Ingresso unico 3,50€

Un film che accende i segreti di una famiglia in fiamme: Montse convoca tutta la famiglia nella storica casa di Cadaqués per vendere, ma tra rancori, tradimenti e bugie emergono tensioni inaspettate e ferite mai rimarginate, in un tragico weekend carico di ironia nera.
Dani de la Orden, regista catalano, è noto per saper unire humour nero e dinamiche familiari complesse in storie corali. In Casa in fiamme consolida questa cifra stilistica con una direzione capace di sondare non detti, scheletri nell’armadio e tensioni all’apparenza minute che deflagrano. Il film è stato premiato con il Goya per la migliore sceneggiatura originale (Eduard Sola) e conferma De la Orden come voce solida della dark comedy familiare contemporanea.

Napoli – New York

di Gabriele Salvatores
Italia, 2024, 124’
con Pierfrancesco Favino, Dea Lanzaro, Antonio Guerra, Omar Benson Miller, Anna Ammirati

versione originale italiana

Promozione Cinema Revolution
Ingresso unico 3,50€

Nell’immediato dopoguerra, tra le macerie di una Napoli piegata dalla miseria, i piccoli Carmine e Celestina tentano di sopravvivere come possono, aiutandosi a vicenda. Una notte, si imbarcano come clandestini su una nave diretta a New York per andare a vivere con la sorella di Celestina emigrata mesi prima. I due bambini si uniscono ai tanti emigranti italiani in cerca di fortuna in America e sbarcano in una metropoli sconosciuta, che dopo numerose peripezie, impareranno a chiamare casa. Girato tra Napoli, Trieste, gli studi di Cinecittà a Roma e Rijeka – Fiume in Croazia.


 

“Già solo il fatto di essere venuto in possesso di una storia scritta da Federico Fellini e Tullio Pinelli, di cui si sapeva poco o niente, mi è sembrato meraviglioso. (…) È una bellissima storia ambientata alla fine degli anni ’40 a Napoli, poi su un piroscafo in viaggio per New York e infine nella grande metropoli americana. I protagonisti sono due scugnizzi napoletani, Carmine e Celestina, rispettivamente di 12 e 9 anni, senza famiglia né domicilio stabile, che si imbarcano come clandestini per andare in America a raggiungere la sorella della bambina e cercare una nuova vita. Il viaggio, l’altrove, la solidarietà sono temi che ho spesso trattato nei miei film. (…) Mi sono trovato davanti a una storia avventurosa, divertente, commovente che ci racconta, tra l’altro, come una volta eravamo noi i “migranti”, gli “stranieri”, i “diversi” (un tema molto attuale!). Ci sono due bambini napoletani come me (sono nato lì solo un anno dopo quello in cui è ambientata la storia), c’è il tema del viaggio, del cambiamento, il problema di diventare adulti… il tutto scritto da Fellini e Pinelli. Come fare a non lasciarsi coinvolgere? (…) “Napoli-New York” è ispirato a una storia vera raccontata come una favola oppure, se volete, come una favola molto legata alla realtà. Una storia scritta benissimo, con grande bravura nel tenere desta l’attenzione dello spettatore con continue svolte e colpi di scena. Un film “classico” potremmo dire, ma con un’anima molto moderna.”
Gabriele Salvatores

Noi siamo gli errori che permettono la vostra intelligenza

di Erika Rossi
Italia, 2024, 85′

La proiezione di venerdì 05.09.2025 ore 18.30 sarà alla presenza della regista Erika Rossi
in collaborazione con Forum Salute Mentale e Alpe Adria Cinema – Trieste Film Festival

Promozione Cinema Revolution
Ingresso unico 3,50 €

L’Accademia della Follia, la compagnia teatrale composta da “matti di mestiere e attori per vocazione”, nasce negli anni 70 a Trieste ad opera di Claudio Misculin, regista, attore e mattattore, nell’ambito della rivoluzione basagliana. Misculin ne diviene uno dei primi comunicatori attraverso il suo teatro sperimentale, che mette in scena brandelli delle storie di vita delle persone che hanno vissuto il manicomio e la sofferenza del disturbo mentale. Claudio in quarant’anni riesce a costruire una realtà unica e innovativa, convinto che valorizzando sulla scena teatrale la follia dei suoi attori, sia possibile superare e abbattere la condizione di “malato”, e rivendicare l’importanza della nostra parte ‘folle’ in una società che rifugge tutto quanto sembra allontanarsi dalla norma.

Per oltre quarant’anni anni Claudio Misculin è stato il maestro, il condottiero, la guida dei suoi matt-attori – matti di mestiere e attori per vocazione – convinto che valorizzando sulla scena teatrale la follia, sia possibile superare e abbattere la condizione di malato, e rivendicare l’importanza della nostra parte folle in una società che rifugge tutto quanto sembra allontanarsi dalla norma.


 

“La follia che ognuno di noi possiede è una risorsa e fa parte della vita di tutti. Non si può vivere dentro la grata della realtà senza rinunciare ad una parte di sé, diceva Claudio. La storia umana ed artistica di Claudio Misculin e dei suoi matt-attori è restituita attraverso un ricco archivio di immagini inedite di quarant’anni di laboratori, spettacoli e film, e attraverso le voci di chi ha condiviso con Claudio una parte del suo lungo percorso e la sua ricerca tra Teatro e Follia. Al racconto del passato si intreccia il momento presente in cui l’Accademia della follia affronta la preparazione del nuovo spettacolo senza Claudio.
La sua presenza-assenza è ciò che più da forma al film, il sentimento che lo pervade. I mattatori si  stringono ancora una volta intorno a lui nell’unico modo che conoscono: sul palco. Il montaggio tra le voci delle testimoni e i materiali d’archivio, segue il flusso dei ricordi e delle emozioni, traghettandoci nell’atmosfera magica di questo gruppo di matti, sempre aperto all’ironia della vita, in cui ragione e follia sono due facce della stessa medaglia. Perché l’umanità ha ancora bisogno di cento, mille palcoscenici per far capire che diversità, malattia, solitudine, poesia, non appartengono solo a categorie specifiche di persone, ma sono patrimonio di tutti.”

Erika Rossi

Fiume o morte!

di Igor Bezinović
Croazia, Italia, Slovenia, 2025, 112′

Martedì 09 settembre 2025 ore 21.00, proiezione alla presenza del regista Igor Bezinović
in collaborazione con Alpe Adria Cinema – Trieste Film Festival

Promozione Cinema Revolution
Ingresso unico 3,50€

Nel 1919 il poeta italiano, dandy e predicatore di guerra Gabriele D’Annunzio occupa la città di Fiume/Rijeka. Oggi i suoi abitanti raccontano, ricostruiscono e reinterpretano la singolare storia dei 16 mesi di occupazione della loro città in un viaggio cinematografico pieno di energia e fieramente punk. Un documentario che rilegge con ironia e spirito critico uno degli episodi più eccentrici del primo dopoguerra. Un racconto visivo che parte dalla figura e dall’impresa di D’Annunzio per arrivare a un’investigazione di ciò che rimane oggi nella memoria collettiva.
Un viaggio cinematografico ribelle e visionario che trasforma la storia in spettacolo.
Vincitore del Tiger Award e del premio della critica internazionale FIPRESCI all’International Film Festival Rotterdam e di sei premi Arena d’oro al Pula Film Festival.


 

“Ho iniziato a immaginare Fiume o morte! nel 2015, il che significa che questa idea mi accompagna da quasi dieci anni. Ho 41 anni e ho cominciato a lavorarci quando ne avevo 31. Oggi, i miei pensieri, le mie emozioni e le mie esperienze hanno preso forma in un film di 112 minuti, che non vedo l’ora di presentare al mondo.
Realizzando questo film, volevo conoscere meglio il passato della mia città natale, Rijeka/Fiume, ma anche comprendere il suo stato attuale da una nuova prospettiva. Durante questo percorso, ho incontrato centinaia di concittadini che hanno voluto partecipare al film, sia davanti che dietro la macchina da presa. Ho conosciuto autisti, politici, netturbini, archivisti, portieri, cuochi, musicisti, professori, traduttori e camerieri, ognuno con idee su come avrebbe dovuto essere questo film. Ho anche dialogato con storici di vario tipo, da quelli che vedevano D’Annunzio come una versione più folle di Mussolini a quelli che lo consideravano il Che Guevara italiano.
Oltre a incontrare nuove persone, ho letto migliaia di pagine su D’Annunzio a Fiume e, facendo ciò, non ho solo raccolto fatti, ma ho anche formato le mie idee politiche.
Un’idea, tuttavia, è rimasta chiara fin dall’inizio: un sentimento espresso in un pamphlet politico pubblicato a Fiume nel 1922, poco dopo la partenza di D’Annunzio: “Viva Fiume libera e indipendente da ogni specie di salvatori, di liberatori e di protettori!”.
Ho realizzato questo film insieme ai miei concittadini e per i miei concittadini, costruendo una narrazione cronologica che, spero, potremo raccontare alle nuove generazioni. Spero anche che il nostro film aiuti il pubblico fuori da Rijeka a riflettere su quanto conoscono la storia della propria città natale e su come queste storie vengono ricordate e tramandate.
In un saggio meno noto del 1960, Pier Paolo Pasolini definì l’occupazione di Fiume da parte di D’Annunzio una “pagliacciata narcisistica”: D’Annunzio vedeva Fiume come un terreno di gioco personale, un luogo dove poteva sperimentare e mettere in pratica tutto ciò che gli veniva in mente. Con questo film ho voluto mantenere l’idea di D’Annunzio di Rijeka/Fiume come un terreno di gioco, ma questa volta sono i cittadini di Rijeka a giocare.”

Igor Bezinović


 

Igor Bezinović è nato a Rijeka, che oggi fa parte della Croazia, ma che all’epoca apparteneva alla Repubblica Socialista Federale di Jugoslavia, e prima ancora in parte al Regno d’Italia e in parte al Regno di Jugoslavia, prima ancora allo Stato Libero di Fiume, e prima ancora alla Reggenza Italiana del Carnaro, e ancora prima all’Impero Austro-Ungarico.
Tra i suoi film The Blockade (Premio Oktavijan per il miglior documentario croato nel 2012), Veruda (Premio Oktavijan per il miglior documentario croato nel 2015) e A Brief Excursion (Premio Big Golden Arena per il miglior lungometraggio croato nel 2017), oltre a numerosi cortometraggi di ogni genere e forma. Le sue opere sono state presentate a livello internazionale.

L’altrove più vicino: un viaggio in Slovenia

di Elisabetta Sgarbi
Italia, 2017, 50’
con Claudio Magris, Paolo Rumiz, Alojz Rebula
versione originale italiana

versione originale italiana

Ingresso libero

Un viaggio ai confini dell’altrove più prossimo all’Italia, una terra, un popolo, una cultura, che è appena oltre una soglia mobile, attraversata e cancellata milioni di volte dalle trasmigrazioni di persone, lingue, abitudini. La Slovenia nelle parole e negli occhi del giornalista Paolo Rumiz, nell’intervista al grande poeta Alojz Rebula, nei ricordi dello scrittore Claudio Magris e nei versi della scrittrice Marisa Madieri, nei suoni dell’orchestra diretta dal Maestro Igor Coretti-Kuret, nei brani di Boris Pahor interpretati da Toni Servillo.


 

“Il documentario prende le mosse da un mio film precedente, Il viaggio della signorina Vila (2012), in cui raccontavo la città di Trieste (…) Già allora mostravo la mia volontà di oltrepassare il vicino confine, che un tempo era un vero muro fisico mentre oggi è una linea di divisione più astratta ma anche più paradossale perché, a seconda di chi l’attraversa, mette in luce somiglianze o lontananze tra le nazioni, Italia e Slovenia, che divide.”
Elisabetta Sgarbi

Fitzcarraldo

di Werner Herzog
Germania (BRD), 1982, 158′
con Klaus Kinski, Claudia Cardinale, Jose Lewgoy, Miguel Angel Fuentes, Paul Hittscher

versione originale tedesco, spagnolo, inglese, shuar, italiano
s/t italiano

Promozione Cinema Revolution
Ingresso unico 3,50€

Nel desiderio di portare l’Opera lirica nella nativa Manaus, nel cuore della foresta amazzonica, un avventuriero visionario, Brian Sweeney Fitzgerald detto Fitzcarraldo, infrange ogni legge umana e divina per vincere una sfida impossibile. E scala le montagne con una barca portata a braccia da migliaia di indios.
Un film-limite, un’impareggiabile avventura durata oltre tre anni tra enormi difficoltà logistiche e mutamenti nel cast, che dimostra come nell’opera di Herzog si mischiano armoniosamente realtà e finzione, documento ed artificio.

 


 

Opera culmine del cinema di Herzog, Fitzcarraldo, a più di quarant’anni dalla sua nascita, colpisce oggi, ancor più di ieri, per la grandiosità dell’impianto visivo e la potenza della messa in scena. Se è vero, in effetti, che tra tutti i film del cineasta tedesco questa potrebbe apparire sulla carta la più lineare e “scontata” delle sue produzioni, non si può negare, al tempo stessa, come essa sia anche quella più memorabile e decadente.

Ciò che lo spettatore ha di fronte, è forse l’ultimo anelito di una concezione del cinema d’autore, maestosa e “sprecona”, che fa dell’eccesso produttivo, vero o presunto, la sua cifra stilistica distintiva. Al pari dei grandi visionari della Settima arte (von Stroheim, tanto per ricordarne uno), il regista monacense sembra non volersi fermare di fronte a nulla pur di visualizzare il suo affresco cinematografico. Non lo spaventa la costruzione di una vera e propria imbarcazione, né lo preoccupa l’idea di metterla sulle spalle di centinaia di comparse indios che trasportano il pesante fardello tra le insidie della foresta amazzonica, in un progetto costato all’epoca otto miliardi di vecchie lire e che si è protratto per tre anni tra mille perigli e difficoltà varie – non ultimi i “capricci” della sua star, Klaus Kinski.

Quello che oggi verrebbe semplicemente risolto con il computer o gli effetti digitali e che ieri veniva al più realizzato con l’ausilio di modellini, Herzog lo vuole nella realtà quasi fosse alla ricerca di immagini “non consunte” dalla globalizzazione, capaci di trasudare sangue e fango, lacrime e sudore. Ma al di là di tutto ciò, in Fitzcarraldo culmina anche il desiderio sincero del regista di concludere un discorso già iniziato e portato avanti passo passo nelle sue opere precedenti. Si tratta di un’arringa di sconcertante profondità a favore della “diversità”, qui esemplificata nella presentazione degli indios visti come “forza lavoro” da tutto il mondo occidentale e nella riproposizione dell’ennesimo personaggio del sognatore “folle”, interpretato con insuperabile maestria da Klaus Kinski.

Un discorso dunque che parla della capacità del “diverso” ad obbligarci a comprendere noi stessi. Perché nella visione quasi ”nietzschiana” di Herzog quando noi guardiamo in quell’abisso che è lo sguardo degli altri, è l’abisso che guarda in noi e ci disvela la verità.

Burden of Dreams

di Les Blank
USA, 1982, 92′

versione originale inglese, spagnolo, tedesco, portoghese
s/t italiano

Biglietti
Ingresso intero 8,00€
Ingresso ridotto 6,00€

Alla fine degli anni Settanta Werner Herzog è impegnato nella realizzazione di Fitzcarraldo: la storia di un uomo deciso a costruire un teatro di opera lirica nel mezzo della foresta amazzonica. Gli ci vorranno cinque anni per portare a compimento un’impresa disperata e a tratti impossibile. A rendere le riprese complicate e pericolose anche un battello a vapore di trecentoventi tonnellate trasportato in cima a una montagna da centinaia di indigeni…
A mostrarne i retroscena, il documentarista americano Les Blank, che si getta nel mezzo dell’azione e segue passo passo il cast, la troupe e soprattutto Herzog, mettendone in rilievo la sfida, il coraggio e la follia.


 

“Non avevo conservato nessuna ripresa con Robards e Jagger; le uniche immagini rimaste sono quelle del film di Les. Non sono stato io a invitare Les Blank nella giungla. È venuto di sua iniziativa perché aveva una gran voglia di girare un film laggiù. All’inizio ero infastidito dalla prospettiva di avere una cinepresa che mi ronzava intorno, perché c’è qualcosa di sgradevole nel girare film sui film. Se, per esempio, cucini un pasto a casa, c’è qualcuno che ti fissa le mani, scrutando attimo per attimo quello che fai, all’improvviso non riesci a concludere più nulla di buono. Quando siamo osservati tendiamo a comportarci diversamente. Ma Les si è rivelato una presenza positiva. È molto discreto e senza dubbio ha buon occhio. Bisogna tuttavia tener presente che le riprese per il suo film sono durate cinque settimane, mentre la lavorazione di Fitzcarraldo ha richiesto quattro anni. Quindi Les Blank ha documentato solo una piccolissima parte di ciò che è avvenuto durante la lavorazione del film.

Les mi piaceva perché non era una specie di buffone di corte sempre impegnato ad adulare la produzione. Passava la gran parte del tempo nella zona in cui gli indios preparavano da mangiare. Cucinava con loro e riprendeva le file di formiche. Il suo interesse per le formiche era pari a quello per il film. Apprezzavo molto il suo atteggiamento, Burden of Dreams mi piace molto anche se di quando in quando non trasmette un’immagine positiva di me, e mi ha causato dei problemi. Per esempio a un certo punto parlo di persone che hanno perso la vita, ma Les non ha incluso la mia spiegazione delle circostanze. L’ha tagliata e così all’improvviso, sembra che io abbia messo in pericolo vite umane pur di girare il mio film. Questo tanfo mi ha accompagnato per un intero decennio.”

Werner Herzog

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