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Blieshow

È finita un’altra estate, facciamocene una ragione. Il ciclo annuale si ripete: le giornate si accorciano e le nuvole si ammassano anche sui nostri pensieri. Diventa quindi impossibile evitare di vagare con la mente e ritrovarsi a rivivere ad occhi aperti le giornate appena trascorse con i loro attimi più o meno piacevoli.

E mentre il filo dei ricordi si dipana, affiorano le memorie di quei giorni d’estate trascorsi dai nonni in giovane età. Ricordi dei quali si può quasi sentire l’odore e che qualche volta fanno ancora male.

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Il cortometraggio di Christoph Sarow, saccheggiando le reminiscenze infantili del suo autore, mette in scena suggestioni iperboliche che possono scaturire solo dalla percezione di un bambino. Tutto appare più grande, più difficile e forse anche più colorato di quanto non possa essere stato in realtà. Eppure rende pienamente la meraviglia ma anche le apparentemente insormontabili difficoltà che un bambino o una bambina attraversano nelle fasi della loro giovinezza.

Non ci sono dialoghi, ma si è scelto di lasciare più spazio possibile al caleidoscopico susseguirsi di immagini colorate, accompagnate però da un tappeto sonoro denso, che riempie tutti gli spazi possibili.

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In Blieschow c’è tutta l’avventura, l’amore e lo scontro che noi bambini vorremmo vivere: l’odore della terra sulle mani, dell’erba tagliata, del mare salmastro e delle ginocchia sbucciate;  il sapore del senso di colpa, dell’invidia e della paura; la meraviglia e la soddisfazione di crescere.

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Germany, 2019, 10′
di Christoph Sarow

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