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Incontro con Ivan Borman e Fabio Tuich con An Anarchist Life

Ivan Borman – Nel 2002 ottiene il terzo premio al VideoEvento a Torino con “Bruno e Gian 2001” e lo presenta al Videoarte Festival di Locarno. Nel 2005 viene proiettato il suo “Br1” all’Alpe Adria Cinema Trieste Festival. Nel 2006 lavora come videoreporter al programma “Okkupati” in onda su Rai Tre. Nel 2007 propone a Buttrio nella villa Toppo Florio con Stefano Stiglich la video-installazione dal titolo “Derive, strada vecchia dell’Istria 2007”. Nello stesso anno inizia la sua collaborazione con Fabio Toich con il quale realizza i documentari “Electrodoc 2007”, “Colors 2008” ed “Electrodoc 2008”. Nel 2010 dirige il film “Sconfinato-Storia di Emilio” con Toich al montaggio prodotto da Orione Cinematografica e Drop Out, vincitore del premio Zone di Cinema al Trieste Film Festival e presentato anche a Un film per la pace di Gorizia, al Religion Film Today sia a Trento che a Londra, al Epizhephiry Festival e al Czech Republic Festival.
Fabio Tuich – Nel 2001 si laurea in Scienze della Comunicazione all’ Università degli Studi di Trieste. Dal 2002 al 2004 ha lavorato per Luxa Tv. Dal 2007 collabora con Ivan Bormann insieme al quale realizza i documentari “Electrodoc 2007”, “Colors 2008” ed “Electrodoc 2008”. Montatore del film di Bormann “Sconfinato-Storia di Emilio” nel 2010, vincitore del premio Zone di Cinema all’edizione 2011 del Trieste Film Festival.


An Anarchist Life

di Ivan Bormann e Fabio Toich, con Ascanio Celestini, Daniele Tenze, Pino Cacucci, Simone Cristicchi
Italia 2014, 71′

E’ un racconto d’avventura rocambolesca, una storia esemplare, di tensione e pratica rivoluzionaria, tra anarchia ed ironia, semplicità, curiosità, vitalità, attraverso l’Europa intera, le sue guerre e le lotte sociali del Novecento. E’ un racconto su come vivere tutto d’un fiato, di petto, in maniera responsabile, calandosi nelle contraddizioni, “sporcandosi le mani”, mantenendosi nonostante ciò centrati in un’equazione costante tra teoria e prassi.˝
E’ la storia di Umberto Tommasini, originario di Vivaro, Friuli, Regno d’ Italia, 1896, fabbro. E’ la storia di una emigrazione a Trieste, territorio austroungarico, e di una famiglia socialista, padre e 4 fratelli, che già a Vivaro ha suscitato gli animi, aprendo la prima biblioteca sociale in una delle due stanze della casa di famiglia. Umberto a Trieste si lancia nelle manifestazioni di piazza, fino a finire arruolato dagli Italiani, e trovarsi a Caporetto. Tra spari in aria sperando di mancare il “nemico”, ai campi di prigionia, attraversa la Grande Guerra, torna a Trieste in tempo per scontrarsi con le prime squadre fasciste in moti di piazza accesi e diretti. E’ tra i primi a finire al Confino, prima a Ustica, e poi a Ponza e Ventotene. Qui incontra antifascisti del calibro di Antonio Gramsci e Amedeo Bordiga, con i quali si relazione da uguale, a tu per tu, senza timori reverenziali.”
La storia di Umberto si fa talvolta epica, nella fuga verso Parigi in esilio, fino alla concretizzazione di un sogno, la rivoluzione libertaria tanto sognata che prende corpo in Spagna, dove il popolo si solleva contro il golpe fascista di Franco.˝
E’ qui a Barcelona che Umberto trova una seconda casa, tra i volontari anarchici di mezza Europa, accanto alle altre componenti antifasciste: comunisti, socialisti e liberali. Ma presto il sogno unitario si infrange, e l’approccio egemonico dei comunisti ha il sopravvento, fino a schiacciare gli aneliti rivoluzionari degli anarchici e arrivare alla repressione diretta e all’omicidio di Camillo Berneri, nelle vie di Barcellona.˝
Umberto è costretto a ripiegare, fa il viaggio indietro, Francia, di nuovo esilio, ancora Confino e di nuovo Trieste. Qui, continua a tenere viva la fiaccola dell’anarchia, in tempi difficili per il movimento, oppressi dalla egemonia del Partito Comunista sulle masse e sulle coscienze.˝
Fino al riaffiorare, nel ’68, di attitudini ed approcci libertari nelle nuove generazioni. Assieme a questi ventenni Umberto fonda la sede del Gruppo Anarchico Germinal, ormai settantenne. Al di là del fascino dell’avventura e del carattere magnetico di Umberto, raccontiamo un uomo del popolo che vive in prima persona, di petto, senza mediazioni di sorta la Storia, e contribuisce a determinarla, assieme a molti altri. Questa immediatezza, serenità, completezza, pienezza di vita ci pone domande sul perché oggi pare così difficile una vita simile.

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